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“Ti racconto la mia scuola”: anche Fiesole è stato presente alla III edizione della Scuola di Giornalismo, un seminario di tre giorni pensato per gli studenti di tutti Italia dal MSAC (Movimento Studenti di AC); un'occasione per riflettere sulle tematiche della comunicazione, ma anche un momento di incontro e confronto per per condividere a livello nazionale le buone esperienze di comunicazione e promozione che viaggiano negli istituti di tutta Italia.

Ma lasciamo adesso la parola ai nostri “tre inviati”!

Dopo un lungo viaggio, fra treni supersonici e metropolitane affollate, siamo finalmente arrivati a Morlupo, in provincia di Roma. Qui abbiamo trovato ad aspettarci, in un bell’albergo, tanti ragazzi come noi che provenivano da diocesi sparse in tutta Italia: da qui è iniziata la nostra esperienza alla Scuola di Giornalismo. La sera stessa abbiamo fatto il primo incontro con Rosario Sardella, un video reporter che ci ha presentato il suo nuovo documentario (ancora non concluso) sul campo profughi in Mozambico. Abbiamo capito subito come una storia tragica di uomini poveri e costretti a fuggire dalle loro terre e a vivere in miseria e dolore, che già di per sé sarebbe di impatto anche senza l’uso di alcun espediente comunicativo, possa diventare ancora più interessante e rimanere nella mente delle persone se raccontata nel modo giusto. Rosario ha sottolineato come tutto sia importante nel montaggio di un video report, e ci ha in particolare fatto notare due cose: la prima è la scelta della musica, che lui sostiene essere importante tanto quanto le immagini; la seconda è la scelta narrativa: Rosario non ha mai fatto sentire la sua voce né fatto vedere la sua faccia nel video, ma ha lasciato che questa situazione infuocata venisse raccontata esclusivamente da chi purtroppo la sta vivendo. Il risultato è un video che ci ha colpito molto e ci ha lasciato senza parole per la schiettezza con la quale quelle persone, talvolta anche in lacrime, ci hanno raccontato la propria vita.

Queste tecniche di comunicazione, ed altre, le abbiamo subito analizzate la mattina successiva con un incontro insieme a Gianluca Giansante, docente di sociologia della comunicazione presso l’università Luiss - “Guido Carli” di Roma. Lascio la parola a Tommaso che ci racconta di questa esperienza.

“Secondo me il momento più interessante è stato quello con Gianluca Giansante che ci ha dato un’impronta a livello tecnico e non prettamente concettuale, aspetto fondamentale per questo tipo di lavoro. Ci ha riportato alcuni esempi per farci comprendere l’importanza che hanno in un discorso la storia e il racconto, che creano empatia, attenzione e curiosità nell’ascoltatore rispetto al riportare concetti totalmente astratti. Ma soprattutto ci ha permesso di metterci alla prova in prima persona e di sentire cosa significa cercare l’interesse delle persone attraverso le parole: ci ha infatti proposto di descrivere agli altri un libro importante per noi senza raccontare la solita trama, ma attraverso i nostri sentimenti e le nostre emozioni (e devo dire che mi è venuta davvero voglia di leggere alcuni libri presentati dagli altri ragazzi). Quello che mi porto a casa di questa esperienza è senza dubbio la consapevolezza che un discorso troppo lungo e pieno di informazioni astratte spesso annoia il nostro ascoltatore; introdurre invece un concetto con un racconto (anche personale) permette di catalizzare l’attenzione sui concetti chiave e aumenta l’attenzione del pubblico.”

Finito questo incontro (e ovviamente dopo un bel pranzo!) ci siamo spostati a Roma per visitare gli studi di TV2000. La prima cosa che mi ha colpito una volta entrata negli studi è stata l’agitata frenesia della gente che lavorava lì e, quando il giornalista Pierluigi Vito ci ha raccontato la giornata-tipo di uno che fa il suo mestiere, mi è stato chiaro quanto possa essere senza sosta un lavoro del genere. Ho sempre visto la televisione come un modo per svagarmi e rilassarmi, magari da accendere e tenere di sottofondo solo per compagnia, senza per forza bisogno di seguirla. Ma quanto lavoro c’è per portare quelle immagini e quei suoni nelle nostre case! Gente che urla da un lato all’altro, tante telecamere che devono inquadrare dalla giusta angolazione e persone che camminano velocemente su e giù per i corridoi. Per non parlare dei giornalisti che ogni giorno devono produrre in poco tempo un bel servizio per il telegiornale in modo che  noi possiamo sempre essere informati su quello che succede.2016 11 SGD 002

Prima abbiamo parlato del riportare sempre esperienze concrete in un racconto, perché i concetti astratti arrivano meno all’attenzione del pubblico. Bene, alla Scuola di Giornalismo hanno fatto proprio così: dopo una visita teorica ed illustrativa agli studi, ci siamo dovuti mettere in gioco: ci hanno divisi in due redazioni giornalistiche, nelle quali gruppetti di cinque o sei persone costituivano una parte della redazione (chi si occupava del giornale, chi della radio, chi dei social e chi dei video) e dovevamo creare un giornale completo di tutte queste cose in due ore. Ogni mezz’ora arrivavano nuove notizie e dovevamo fare un numero minimo di articoli, podcast, tweet e video. Inutile spiegare il macello in quella stanza: gente disperata sui banchi, chi urlava e imprecava (ognuno nel proprio dialetto), chi era immerso in una burrascosa ricerca di ispirazione. Alla fine di queste due ore, che a parte le esagerazioni sono state piene di risate e divertimento, la soddisfazione nel vedere cosa eravamo riusciti a creare in così poco tempo ha superato tutta la fatica: erano state scritte e registrate cose epiche che non immaginavamo di poter fare. Alla fine sì, il lavoro del giornalista può essere stressante, ma un po’ come tutti i lavori ti riempie con le gioie e le soddisfazioni che ti può regalare.

Dopo i video, i discorsi e la scrittura, un altro modo molto molto usato per comunicare sono i social network. La mattina seguente abbiamo parlato proprio di questo con Rosy Russo, fondatrice della UAUAcademy. Sentiamo come Francesco ci racconta di questo incontro.

“Il momento che ho preferito è stato l’incontro con Rosy Russo, riguardo l’uso e le caratteristiche dei social. Pensavo che la relatrice ci avrebbe presentato i social come spesso ci vengono descritti, mettendone in risalto gli aspetti negativi e stigmatizzandoli per i loro pericoli; quello che, invece, ha fatto Rosita, è stato tutt’altro: lei ci ha descritto le grandi potenzialità e le possibilità che le nuove tecnologie e i social network offrono, in ambito quotidiano come nel mondo lavorativo e informativo. Ovviamente, Rosy ha sottolineato che l’abuso dei social esiste, e che per questo motivo è importante stare al passo con la tecnologia e farne un uso responsabile per poter godere dei vantaggi dei social e trarne un arricchimento personale. Molto interessante è stato anche mostrarci l’insieme dei dati, riguardanti l’uso di applicazioni e social media nel mondo, per provare quanto sia dannoso opporsi caparbiamente al progresso e quanto sia invece importante stare al passo con esso in modo ragionato. Ho apprezzato particolarmente la trattazione delle relazioni sui social, “le relazioni sono il cuore”. Rosy ci ha infatti fatto notare quanto sia fondamentale ricordare che le relazioni, strette spesso sui social network, sono relazioni con persone reali e che i social sono solo un modo di mettere in contatto persone, un modo rapido e immediato, con tutte le difficoltà e complicazioni che ciò comporta, per scambiare opinioni, notizie, idee.”

Dopo questo ultimo incontro il pranzo insieme, le ultime risate con le persone conosciute, qualche canto e i saluti: era il momento che tutti tornassero a casa, per portare ognuno nel suo pezzo di Italia i ricordi collezionati in questa bella esperienza.

Emma Torrini, Tommaso Aiello, Francesco Di Rosa

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