Questo sito fa uso dei cookie soltato per facilitare la tua navigazione.

“Una sosta di pace e di riflessione per ogni viandante che vi giunge, un posto dove l'ideale diventa realtà e dove la gioia è il frutto spontaneo". Queste parole di G.Vannucci possono perfettamente riassumere l'esperienza del Campo Giovani dell'Azione Cattolica fiesolana, svoltosi quest'anno a Claviere (TO) dal 3 all 11 Agosto. Un campo Giovani indirizzato verso l'alt(r)o,

come indicava lo stesso tema scelto per accompagnarci durante tutte le giornate, alternate da momenti di riflessione e preghiera a momenti di svago e conoscenza. Un campo senza dubbio costituito da partecipanti coraggiosi, perché scegliere di partecipare ad un camposcuola non è certamente una scelta così scontata e semplice. Ognuno di noi, infatti, è arrivato - chi trascinato da altri, chi catapultato, chi un po' rallentato - con le proprie storie, le proprie vite, spesso troppo frenetiche e impegnate, che non ci fanno fermare un attimo e che portano tanta stanchezza. Tuttavia, ognuno è arrivato non solo pieno di paure, dubbi o questioni irrisolte, ma anche con molte aspettive e ammirevole voglia di capire, scoprire e conoscere, per riuscire a ritrovare in un luogo di pace e tranquillità come la montagna, un po' se stesso e la propria strada. E ci vuole molto coraggio a mettersi in gioco ogni giorno, mettendo in discussione se stessi, le scelte fatte e il percorso intrapreso fino ad ora.

Il tema scelto ci ha senza dubbio aiutati e indirizzati in questo cammino di condivisione. Ci siamo soffermati, nei momenti di gruppo o nel deserto, soprattutto sul "Gioire", il "Rimanere" con l'altro e con Dio, e l'"Andare"verso l'altro e verso Dio. Quante volte ci siamo chiusi in "una tristezza individualista scaturita da un cuore comodo e avaro, da una ricerca malata di piaceri superficiali" che ha portato la nostra vita interiore a interessarsi solo a sé e non agli altri? Quante volte gli eventi e ciò che accade nella nostra vita, ci hanno portati a richiudersi sempre piu in se stessi e ci hanno allontanati dall'incontro con chi ci sta intorno e con Dio? È stato interessante interrogarci attraverso anche l'aiuto dei testi scelti, su queste domande e condividere con il resto del gruppo i propri dubbi.            

Ed è stato ancora piu interessante arrivare insieme, attraverso dialoghi e discussioni, alla conclusione che dovremmo affidarci di più a Dio, rimanere con Lui, come il tralcio con la vite, riscoprendo la gioia del Vangelo nel nostro presente, nelle cose che ogni giorno concretamente ci impegnano, nelle relazioni con gli altri e nei nostri progetti e aspirazioni per il futuro. Il Vangelo ci invita a riscoprire questa gioia nella nostra vita e nella realtà in cui viviamo per portarla anche nella realtà degli altri, ci invita ad "andare verso le periferie" e a impegnarci in una missione evangelizzatrice ricca di entusiasmo, speranza, spirito missionario e fraternità, ricordandosi sempre di non farsi rubare niente di tutto questo da chi potrà intralciare il nostro cammino, anzi cercando di "incontrarsi con gli altri con l'atteggiamento giusto, apprezzandoli e accettandoli come compagni di strada". E in tutto questo ci ha molto aiutati l'incontro con Massimo Liffredo (presidende diocesano dell'AC di Aosta), che si è rivolto a noi Giovani con entusiasmo e passione... ci ha spronato a non essere indifferenti nel mondo in cui viviamo, ad interessarsi e non tirarsi indietro, soprattutto da giovani cattolici come noi, pieni di gioia, ricolmi di coraggio e instancabili nell'annuncio. Ci ha ricordato che la nostra vita è azione, che dobbiamo essere fecondi per costruirla attraverso scelte responsabili, sostenuti sempre da una fede ,non comoda e individualista, ma aperta all'accoglienza, alla condivisione e al dialogo, che ci permette di lasciare qualcosa di migliore nel mondo dopo il nostro passaggio. Queste sono state principalmente le tematiche affrontate in questi 8 giorni passati insieme; è un mistero sapere se possono aver chiarito i dubbi di molti di noi, ma è una certezza che ogni partecipante sia tornato a casa con un po' piu di determinazione e desiderio di portare nella sua piccola realtà quotidiana quello che ha vissuto e quello che ha ricevuto, con la speranza di riuscirlo a donare anche solo in piccola parte agli altri. Ed è una certezza sapere che tutto questo è stato per alcuni l'inizio, per altri il continuo di un lungo percorso da vivere con gli altri e con Dio,verso gli altri e verso Dio.

Chiara Chini

È passato ormai quasi un mese da quando siamo tornati, e tutto questo tempo è stato necessario per realizzare e per comprendere quello che il campo ha significato per me. Fino ad ora non avevo mai partecipato a nessun'altra iniziativa dell'Azione Cattolica, per cui anche fare un paragone mi risulta impossbile. Non mancavano tuttavia le aspettative, unite ad una discreta dose di dubbi e perplessità. Sono bastati pochi sguardi, poche parole, piccoli gesti di attenzione nei miei confronti per capire, non solo che le mie incertezze erano del tutto infondate, ma che avrei anche fatto parte di qualcosa di unico, che non sarei mai stato capace di immaginare. Tenterò quindi di descrivere in poche parole quello che ha rappresentato il campo giovani a Claviere (TO). Un'accoglienza straordinaria, nonché inaspettata, mi ha permesso fin da subito di "scioglermi" e di entrare pienamente nel clima di dialogo, di preghiera e di comunione in cui già si trovavano i ragazzi più "esperti" dai quali ho imparato ad ascoltare e a comprendere gli altri: è stato come scoprire una nuova parte di me, ancora molto acerba certo, ma finalmente slegata dai preconcetti e i pregiudizi che da anni mi assillavano. Grazie alla lettura dei passi della Bibbia, delle parole del Papa e di altre personalità illustri, che ci hanno accompagnato in ogni attività, ci è stato possibile analizzare e capire il reale valore dell'espressione "Verso l'alt(r)o", ripresa dalla regola del giovane beato Pier Giorgio Frassati. Per me essa si riassume nel continuo esercizio di crescita spirituale da affrontare insieme, in modo da superare le difficoltà che ci presenta la vita; per questo ha significato tanto la scalata del monte Chaberton: non tanto per aver raggiunto i fantomatici 3131 metri, ma per averli raggiunti insieme, aiutando e aspettando chi si trovava più in difficoltà, dopo un cammino difficile, perfettamente paragonabile alla vita di ciacuno di noi.
Sento di aver lasciato quacosa in quel luogo, ma allo stesso tempo sono conscio di aver ricevuto qualcosa che ha arricchito enormemente il mio bagalio.
Ringrazio chi mi ha spinto a uscire dal guscio permettendomi di vivere questa splendida esperienza e chi mi ha concesso di scrivere queste poche parole sul campo, aiutandomi a ripercorrere eventi che pian piano andavano pericolosamente sbiadendosi: ho avuto così modo di riportare alla mente i sorrisi, le riflessioni, le camminate, i giochi, le preghiere... ora mi è tutto più chiaro. Come ho già detto sono nuovo di quest'ambiente e posso garantirvi che non vi libererete di me troppo facilmente.

Mattia Faustino