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Esempio di democrazia, metodo e partecipazione, la XVII Assemblea elettiva dell’Azione Cattolica diocesana a Fiesole, domenica 2 febbraio. Non è mai mancata significativa partecipazione nel corso degli ultimi anni, questa volta nell’aria si è percepito un risveglio, come quando si osservano gemme sulle piante nel grigiore ancora invernale, segno di una primavera incipiente.
 
Una sala affollata, fra cui tanti giovani, come leve in trincea, consapevolmente critici, pronti con entusiasmo ad andare avanti in una esperienza che mantiene loro il sorriso. Non combattenti per guerre sempre inutili e dannose, ma per una libertà di essere che solo seguire la strada indicata da Cristo può far conquistare. D’obbligo la relazione iniziale di un presidente uscente, non una semplice relazione del fatto o accaduto, ma di una donna, Paola Fratini, che assumendosi la responsabilità, ha giocato in gruppo, facendo uscire tutto il bene e l’amore di cui è stata ed è capace di dare, formando e crescendo per se stessa insieme agli altri. Ne è uscita una testimonianza umana di alto spessore  che ha dato il giusto risalto ad un’associazione che ha saputo guardare al futuro, comprendendo i bisogni autentici della persona. La fedeltà alla Chiesa spinge l’ AC ad essere a servizio con rinnovato vigore, rispondendo alla sua richiesta di nuova evangelizzazione, uscendo da ogni schema di chiusura. I giovani che sono intervenuti per i settori da loro rappresentati, sono stati il segno tangibile del vero lavoro collegiale associativo intrapreso, che vogliono continuare, indipendentemente dalla loro rielezione. E’ giusto ricordare come lo Statuto dell’AC, escluda questa, per tutti nello stesso ruolo, dopo due mandati. Caratteristiche comuni ai giovani intervenuti, sia quelli durante il dibattito che i responsabili relatori: senso di responsabilità umana e cristiana, entusiasmo, capacità comunicativa che nasce dall’interiorità dello spirito, oltre che da un processo costante di formazione e gioia di vivere. Principali punti emersi: rapporto fra Diocesi e parrocchie; valorizzazione della dimensione zonale; particolare attenzione agli incontri diocesani per adulti; bilancio di sostenibilità; volontà di crescere insieme, prendendosi cura delle relazioni, cammino di sinodalità, alleanze con altre realtà associative; progetto laboratoriale a sostegno della formazione e scuola di dialogo fra generazioni. Ordine e metodo paritario di intervento  durante la presentazione delle relazioni. Per il settore giovani: validità della proposta (specialmente per i campi); la settimana comunitaria per condividere riscoprendoli, i valori del quotidiano e dell’ordinarietà; campi giovani in uscita e maggior collegamento con la realtà associativa regionale e nazionale. Diversi i nodi da sciogliere, fra cui: riscoprire e riproporre il metodo e stile di AC; maggiore comunicazione e coinvolgimento (Ac poco visibile all’esterno); costruire percorsi profondi e costanti tutto l’anno; per il futuro, in particolare, rieducare alla bellezza della responsabilità associativa, individuare percorsi di accompagnamento spirituale. Rilevante nella prima parte della giornata, anche la testimonianza di Mons. Andrea Lombardi, ex Assistente diocesano Ac, che ha riconosciuto: “il valore del servizio AC alla Chiesa cattolica; la storia di un popolo in cammino che continua a dare ai laici il senso di responsabilità a livello diocesano e regionale; gioia come uomo e prete di appartenervi; vivacità e voglia di lavorare insieme, sottolineando il valore di essere Ac minorità, come il pugno di lievito fa fermentare una grande massa; la bellezza di una nuova sfida missionaria che rilancia una passione profonda, annunciando in momenti difficili la buona notizia del Vangelo, senza dare per scontato che la gente la conosca”. Nel pomeriggio, dopo familiare convivialità, il rappresentante nazionale Lucio Turra  ha sintetizzato il percorso fatto. Alcune importanti sottolineature su: discernimento/dialogo possedendo capacità di ascolto; tempo dell’incontro umano e di alleanze associative; il dovere, nel tempo della comunità politica, per la società civile di riappropriarsi  della realtà del territorio: “occorre mettersi tutti insieme per risolvere problemi”, in presenza di limiti della stessa politica. Concludendo, mettendo in primo piano il progetto formativo, ha lanciato, fra le proposte, alla Diocesi, progetti di gemellaggio, quali ad esempio: “Hogar e Vares” (per bamvini di Betlemme e per un centro diurno vicino a Sarajevo, sia per anziani che bambini abbandonati, per dare loro un futuro accogliente e creare un rapporto affettivo intergenerazionale). Giovanni Pieroni, delegato regionale uscente, nel suo dire, rappresentando il bello e il difficile della realtà regionale (considerandosi come un “amministratore di un condominio con 17 condomini”) ha ribadito,: dobbiamo chiederci “non cosa facciamo ma per chi lo facciamo” e in stile comunitario. Il Vescovo Meini, affettuoso pastore, incoraggiando,   per  “tessere”, occorrono pazienza, lungimiranza e senso di fratellanza. L’occasione anche per rivolgere all’AC una richiesta di aiuto: perché la presentazione del testo “Fedeli alla  novità del Vangelo”(formalizzato e condiviso recentemente a Loppiano, con il popolo di Dio), sia accolta nei sette Vicariati e sostenuta da mentalità biblica. Guardando i volti di tutto il  pubblico in sala ha gioito dei loro sguardi e del tesoro che racchiudevano.
 
Il rito dell’Eucaristia, nella cattedrale fiesolana, ha fatto condividere la bellezza  della tradizione liturgica nel senso più elevato del sacro e l’appartenenza ad una Chiesa non più percepita distante come nel passato. Contemporaneamente all’unità del mondo AC pervenuto, si è celebrata la festa della Candelora e degli Ordini religiosi esistenti nella diocesi. Tanti i passaggi di Meini, nell’omelia, per ricordare, con il commento al brano evangelico (Lc 2, 22-40): presentazione al Tempio del neonato Signore, e meraviglia di Simeone che lo fa esclamare di gioia, insieme alla profetessa Anna, quale luce dall’esperienza della Sua presenza tutti possiamo ricevere. In particolare ha ringraziato, i religiosi e religiose per la loro testimonianza di amore per Cristo, vivendo ciascuno il mistero del proprio carisma, nella fede. Il grazie della preghiera del mattino è  per Meini, il giusto riconoscimento per quanto ricevuto da Dio. “Siamo entusiasti di vivere, le minacce per la vita morente e nascitura non devono scalfire questo entusiasmo facendolo morire nel pessimismo”. “Grazie per il mistero della vita che è in noi, meravigliamoci  continuamente degli altri, nell’altro, in ogni volto incontrato. Ognuno è dono di Dio, primizia della vita; tutto viene da Lui”. Inoltre, ha ricordato, “siamo noi che apparteniamo al Signore”, “siate gioiosi e contenti di essere quello che siete, tutti abbiamo bisogno della vostra testimonianza, perché la vita donata al Signore è meravigliosa, ha affermato il Vescovo. “Un cristianesimo entusiasta  è anche entusiasmo per la vita religiosa e noi abbiamo bisogno della vostra preghiera  e del vostro entusiasmo”. “Nel tempio grande della Chiesa ci siete, andiamo incontro al Signore, pregando come ha fatto Simeone, prendendo fra le braccia il Signore incarnato: “Ora puoi lasciare, o  Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza..” Con le parole di Meini “..che altro posso desiderare, questo è la mia gioia!”
Al termine del rito, la tradizionale consegna del nuovo mandato AC ai presidenti parrocchiali, con il significato ufficiale di una promessa e di un impegno.