"HAI LA MIA PAROLA" - Campo ACR medie 2024
Come di consueto, nell’ultima settimana di agosto si è tenuto il campo ACR per i ragazzi delle medie presso il villaggio “il Cimone”, nella splendida cornice delle montagne pistoiesi.
Quest’anno i nostri ragazzi hanno deciso di mettere a dura prova noi educatori, complici soprattutto i numeri: finalmente, per la prima volta dopo la pandemia, ho visto gli spazi del villaggio davvero gremiti, con un numero di iscritti che sfiorava addirittura gli ottanta! È stata indubbiamente una gioia per noi dell’équipe (ri)trovare finalmente così tanti ragazzi pronti a mettersi in gioco in una settimana a dir poco travolgente, nonostante fossimo numericamente molto inferiori e quindi consapevoli del notevole impegno che questa disparità avrebbe comportato.
Le giornate si sono svolte secondo il programma consueto: la mattina abbiamo riflettuto sugli episodi della vita di Geremia all’interno di 8 gruppi da cui sono emersi spunti tanto interessanti quanto diversi tra loro, ognuno di questi condito da frammenti di vita di ogni ragazzo; nel pomeriggio, invece, dopo i vari laboratori, le squadre si sono date battaglia in numerosi giochi sportivi, la cui classifica ha visto, alla fine della settimana, la meritatissima vittoria delle “Frecce di luna”. Ovviamente dopo cena non c’era la minima intenzione di andare a letto, quindi, dopo la puntata del “TG Cimone” preparata durante i laboratori pomeridiani, i ragazzi hanno svolto ogni giorno una diversa attività serale, come giochi di squadra, visione di un film o una bellissima veglia di preghiera reparata dai nostri assistenti prima del campo. Mercoledì i ragazzi sono stati messi a dura prova con la tradizionale passeggiata con destinazione prato Bellincioni, un enorme prato dove hanno potuto mangiare, giocare insieme o semplicemente schiacciare un pisolino all’aria aperta.
Durante questa settimana abbiamo ricevuto diverse visite: giovedì sono venuti a trovarci Laura, Lucrezia e Francesco, consiglieri diocesani ACR, mentre venerdì abbiamo avuto con noi la presidente dell’AC di Fiesole, Giovanna Stocchi, e il Vescovo Stefano, che sono stati intrattenuti dalla disfatta degli educatori contro i ragazzi sul campo di calcio. In una settimana carica di lavoro e fatica come quella del campo, il compenso più grande per un educatore è vedere i sorrisi stampati sui volti dei ragazzi, che - esausti - cercano di trovare l’ultimo briciolo di energia per vivere a pieno ogni giornata, i “grazie” più profondi sono le lacrime che la domenica li accompagnano in macchina, sperando che la settimana ricominci da capo, ma, come ci piace ricordare, il campo non finisce con il viaggio di ritorno, perché tutto ciò che i ragazzi hanno vissuto al Cimone li accompagnerà sempre e dovranno loro essere bravi a portarselo sempre dietro.
Quest’anno le lacrime, gli abbracci, i sorrisi non sono certo mancati, anzi, vederne così tanti ha fatto un certo effetto, ma tutto questo è stato possibile grazie a tutti i compagni di viaggio: don Stefano - il nostro “prete social” che ci ha regalato emozioni uniche nei momenti di preghiera e non solo -, don Domenico, che, nonostante non sia stato tutta la settimana con noi, ha voluto comunque farsi sentire presente venendoci a trovare un paio di giorni, e, ultimi ma non per importanza i miei amici educatori, sempre fonte di conforto nei momenti più faticosi, un gruppo fantastico con cui sono fiero di condividere queste esperienze e a cui auguro altri milioni di quei sorrisi che ci fanno capire di aver fatto un gran lavoro.
Ovviamente, anche se al campo manca un anno, l’ACR non si ferma quindi durante l’anno aspettiamo tutti i ragazzi alle iniziative che proporremo!
Emma Fabbrucci -direttrice del campo ACR medie
Il campi estivi ACR, GVSS e la 3gg Educatori sono iniziative realizzate con il contributo della Regione Toscana nell'ambito dell' "Avviso pubblico 2024 campi estivi con pernottamento per ragazzi/e fra i 6 e i 18 anni".
"SENS-AZIONE di MERAVIGLIA " - Campo GV-GVSS 2024
Lo sguardo dei GVSS
Quest’anno per mia grande gioia e fortuna ho avuto il piacere di partecipare al campo estivo giovanissimi in Val d’Aosta organizzato dall’Azione Cattolica. Tengo molto a precisare quest’ultima informazione poiché, a parer mio, è stata proprio la presenza di tanti ragazzi che avevo conosciuto già all’ACR ad aver svolto un ruolo fondamentale nel rendere unica questa esperienza.
Volendo illustrare inizialmente i dettagli pratici dell’organizzazione del campo, parto col dire che le nostre giornate iniziavano con la sveglia, (se qualcuno di noi si fosse ricordato di puntarla) oppure con le urla di quel compagno di stanza, che ci svegliava facendoci notare che avevamo più o meno 4 minuti per scendere a fare colazione. A questa seguiva una breve preghiera sempre collegata all’ argomento di riflessione della giornata, anch’esso inerente il tema principale del campo di quest’anno: la meraviglia, o meglio, la capacità di meravigliarsi.
Ai nostri gruppi, infatti, formatisi dal primo giorno, è stato assegnato il nome delle sette meraviglie del mondo.. Oltre a questi gruppi, creatisi per i momenti di riflessione, ce ne sono stati altri dediti alle attività sportive e ai giochi serali.
Dopo il momento di riflessione in gruppo si andava a pranzo…devo dire che non mi aspettavo di mangiare così bene! Dopo aver pranzato avevamo del tempo libero fino all’inizio dei giochi sportivi che si svolgevano nella struttura, che era dotata di un vasto campo da calcio e da pallavolo. Poi ci spostavamo in chiesa dove si celebrava la messa. A seguito di quest’ultima vi era un secondo momento di riflessione e poi la cena.
La sera era uno dei miei momenti preferiti; ogni serata era organizzata diversamente, ma tutti accumunati dal tg, che veniva realizzato ogni sera da un gruppo diverso e che conteneva i diversi scoop amorosi e le vicende più divertenti e bizzarre del campo.
Torno col dire che senza l’impronta dell’Azione Cattolica l’esperienza del campo non sarebbe stata così intensa poiché ritengo che i momenti di preghiera e di riflessione siano stati fondamentali per stringere rapporti più veri e sinceri.
Posso concludere spendendo due parole riguardo alla mia esperienza un po’ più sul personale.
Questo campo mi è piaciuto in particolare perché mi ha offerto la possibilità di incontrare nuove persone e fare nuove amicizie,porterò con me tanti ricordi condivisi con tante persone che sono e farò in modo restino presenze nella mia vita. Questo è forse l’insegnamento più forte che ho sentito arricchirmi proprio in quei giorni: il valore del tempo che noi dedichiamo agli altri e a noi stessi….tempo appunto per meravigliarsi difronte alla bellezza delle cose, della natura incontaminata che ci ha regalato panorami che io non avevo mai visto e di fronte anche alle persone, che a volte va cercata anche quella, oltre le apparenze e coltivata.
Eleggo sicuramente a mio momento preferito del campo la passeggiata, momento che unisce sia la meraviglia che l’amicizia: la meraviglia perché durante la camminata eravamo immersi nella natura e davanti a panorami mozzafiato come il Monte Rosa; l’amicizia invece proprio perché capace di rendere più gioiosa la camminata e grazie a Chiara che aveva la macchina fotografica, ho molti ricordi insieme a quasi tutti i partecipanti al campo che ricorderò con gioia e divertimento.
Ringrazio infine tutti i giovani che hanno reso più divertente e sicura la nostra avventura.
CHE DIRE……CAMPO GRESSONEY, MI SONO ACCORTO GRAZIE A TE DI QUANTO IL MONDO SIA MERAVIGLIOSO!!!!
Paolo Pruiti Ciariello, GVSS
Lo sguardo dei GV
“Motivo o sentimento improvviso e gradevole di ammirazione spontanea e intensamente compiaciuta”, o “Fatto od oggetto esaltato dal fascino dell’eccezionale e del’inatteso”. Queste sono le due definizioni di “meraviglia” secondo il dizionario.
Nella settimana dal 4 all’11 agosto di questa estate si è svolto il campo giovani dell’Azione Cattolica in Valle d’Aosta, precisamente a Gressoney-Saint-Jean, per il quale è stato scelto come tema la meraviglia, per l’appunto.
Com’era strutturato? Eravamo divisi in gruppi, ognuno dei quali portava il nome di una delle 7 meraviglie del mondo e che quindi erano: la Grande Muraglia Cinese, Machu Picchu e Chichén Itzà per i Giovanissimi, mentre i Giovani, un solo gruppo, rappresentavano l’indiana Taj Mahal (preferiamo la qualità alla quantità, o almeno è quello che ci ripetiamo). Il Cristo Redentore e le altre 2 meraviglie ce le terremo a mente, ma a questo giro non sono state scelte per essere rappresentate. Ce ne faremo una ragione.
Sono certa inoltre, che la maggior parte dei ragazzi converrà con me nel dire che è stata un’impresa la divisione nei gruppi, ma daremo comunque la colpa allo stordimento per le 8 ore di bus.
Le righe che seguiranno sono la spiegazione della routine giornaliera, che cominciava con una sveglia sempre poco piacevole per chi ha fatto le ore piccole,, seguita dalla colazione. Dopo, andavamo in chiesa per una breve preghiera, per poi condividere riflessioni e ritrovarsi in luoghi iconici e scomodi quali “I sassi”.
La messa si celebrava prima del pranzo o della cena, mentre il pomeriggio avevano luogo le discipline olimpiche (quelle vere, non quelle che si vedevano alla televisione).
Dopo cena si tenevano attività che tiravano fuori il peggio un po’ di tutti, ma solo allo scopo di divertirsi e di rompersi il minor numero di ossa possibili durante il Twister.
Ovviamente la serata non poteva che aprirsi con il Tg, preparato a turno da ogni gruppo, e durante il quale venivano fuori plot twist che nemmeno Kubrick potrebbe inventarsi, e amori di cui nemmeno gli innamorati in questione sapevano.
Tra le attività si sono distinte anche le camminate, tanto belle quanto faticose, durante le quali ognuno di noi ha avuto modo sia di apprezzare l’immensità della natura, sia di rischiare di svenire, ma il panorama finale ha ripagato tutti gli sforzi.
Ogni riflessione mattutina si poggiava sulla base di uno dei cinque sensi; questo perché tutti i giorni ci viene concesso di sperimentare la meraviglia e di sentirla con i nostri sensi.
Uno dei momenti che più ho apprezzato è stata l’ultima sera; non perché fosse l’ultima beninteso, ma perché era la notte di S.Lorenzo. Ci siamo stesi sui ponchi, ascoltato musica della chitarra e abbiamo reimparato a godere delle piccole, ma immense cose che ci sovrastano; questo manto che raramente ci fermiamo a guardare è sempre presente, ma solo nel momento in cui scegliamo di meravigliarci, possiamo ammirarne la grandezza.
“Quando c’è una bella notte stellata, il signor Palomar dice: “Devo andare a guardare le stelle”. Dice proprio: “Devo”, perché odia gli sprechi e pensa che non sia giusto sprecare tutta quella quantità di stelle che gli viene messa a disposizione”. (Italo Calvino, “Palomar”).
Elena Ravara, GV
Il campi estivi ACR, GVSS e la 3gg Educatori sono iniziative realizzate con il contributo della Regione Toscana nell'ambito dell' "Avviso pubblico 2024 campi estivi con pernottamento per ragazzi/e fra i 6 e i 18 anni".
"PELLEGRINI DI SPERANZA" - Campo Adulti 2024
Il villaggio Ain Karim di San Nicolò, nel cuore della Valfurva, a 1400 mt di altitudine, ha ospitato il campo adulti di Azione Cattolica di Fiesole, dal 4 all’11 agosto. Quest’anno mi ha reso particolarmente contenta perché il gruppo più numeroso che vi ha partecipato, proveniva proprio dalla mia parrocchia, San Martino a Mensola. Complessivamente eravamo 54 persone provenienti da varie parrocchie della diocesi. Il gruppo formato da singoli, coppie e famiglie è stato accompagnato per tutto il periodo da don Paolo Dei e don Carlo Brogi assistenti spirituali di AC, insieme ai neoeletti del consiglio adulti e della presidenza.
Il tema, del campo, che ha fatto da filo conduttore per i nostri incontri e riflessioni è stato il testo della bolla di indizione per il Giubileo 2025 di Papa Francesco, “Spes non Confundit” dal titolo “Pellegrini di Speranza”. Seguendo ogni giorno un libretto predisposto abbiamo riflettuto su brevi passi del testo della bolla di indizione del Giubileo dove si elencavano i “segni di speranza” che come cristiani siamo chiamati a dare nella società, con la nostra vita e le nostre azioni.
Con questo testo del Papa abbiamo riflettuto giorno dopo giorno, sugli otto segni di speranza che siamo chiamati ad esprimere: Segni di speranza per la pace, per il desiderio di trasmettere la vita, per i detenuti, per i malati, per i giovani, per gli anziani e per i poveri.
Non sono mancati amici di AC che sono venuti al campo per incontrarci e parlare con noi su alcuni temi, oggetto della riflessione sia personale che di gruppo. Il primo di questi interessanti incontri è stato quello con la dottoressa Silvia Landra, psichiatra, che lavora con i detenuti del carcere di Bollate a Milano. Silvia Landra ha aperto il tema sui “segni di speranza per i detenuti”, partendo dal suo vissuto, in quel mondo così particolare e tragico, che lei conosce bene, definendolo “Segni di speranza in un mondo disperato”. Ci ha raccontato di alcuni casi personali, di vita vissuta, molto toccanti, alla base dei quali però, non deve mai venire meno la speranza. Una speranza però radicata nel presente e concretizzata in azioni di supporto e accompagnamento. Silvia Landra ci ha guidato anche in una interessante riflessione sull’affermazione che padre Adrien Candiard, giovane filosofo e frate domenicano, fa nel suo ultimo libro “La speranza non è ottimismo” dal sottotitolo -note di fiducia per cristiani disorientati-. A partire da questa affermazione, di padre Candiard, e suddivisi in quattro gruppi, ci siamo confrontati riguardo al comune pensare e alla facile associazione/sovrapposizione dei due termini, “speranza e ottimismo”. Siamo così giunti a comprendere che la speranza e l’ottimismo non sono affatto la stessa cosa, perché l’ottimismo si ciba di utopismo, la speranza invece, si sposa semmai, con il realismo. L’esempio più calzante, prosegue Candiard, nel suo libro, ce lo fornisce la bibbia, in un suo racconto, del 587 ac. e precisamente il libro del profeta Geremia. Nella tragica storia del popolo d’Israele, deportato a Babilonia, Geremia incoraggia il suo popolo dandogli la speranza in un Dio che non lo abbandonerà mai, ma lo invita anche a vivere il presente realisticamente. Una speranza quindi non ottimistica fondata sul “tutto andrà bene”, ma radicata nel presente, in un oggi da vivere e affrontare con le proprie forze. “Sperare nella realtà è credere che Dio ci rende capaci di atti eterni, atti di amore nella nostra storia”.
Un altro momento molto intenso, è stata la riflessione di padre Giancarlo Bruni sulla speranza. Il padre ci ha ricordato come questo atteggiamento sia un “fenomeno umano”, un’attesa di un bene futuro, perché ciò che tarda arriverà. La speranza è uno “stato d’animo aperto alla novità”, al “non ancora” in questo modo si può aprire per tutti un cammino che è “la tomba della disperazione” per vivere una speranza unita fortemente alla fede. “La fede si concretizza nelle azioni con la speranza di bene per ogni creatura”.
Per parlarci dei “segni di speranza per i poveri” è venuto a trovarci, per qualche giorno, don Paolo Tarchi, che ricopre l’incarico di direttore della Caritas diocesana. Don Paolo ha iniziato con una citazione dagli scritti di San Giovanni Crisostomo, padre della chiesa, nel passo dove ammonisce i cristiani dicendo: "Onorate il corpo di Cristo nei poveri”. Proseguendo il suo intervento ci ha ricordato che tutti dovremmo avere ben presenti i “valori della vita cristiana”, che si possono identificare in 5 importanti pilastri: Il valore della persona umana, del bene comune, della destinazione universale dei beni, della sussidiarietà e della solidarietà.
A seguire abbiamo avuto una bella testimonianza di alcune volontarie del movimento “Mato Grosso" che operano in America Latina, Perù, Bolivia ed Ecuador. I volontari operano in villaggi sperduti, cercando di favorire l’educazione scolastica per i bambini fino all’università e con il loro lavoro forniscono l’aiuto economico alle famiglie povere e disagiate. Un esempio bellissimo di solidarietà concreta e speranza di bene e riscatto per i più bisognosi.
Il momento associativo è stato curato da Simona Granchi e Marco Novedrati, proponendo al gruppo il “SondACcio”. Durante la giornata venivano inviate, sui telefonini, delle domande a risposta multipla, che servivano a chiarire e informare sulla storia, le finalità e le caratteristiche dell’associazionismo laico. A conferma dell’attenzione e la cura che l’AC pone alle nuove generazioni, una sera, abbiamo avuto un collegamento video con il gruppo giovani di AC che si trovava in valle D’Aosta per il loro campo scuola. C’è stato un gioioso scambio di saluti anche con il vescovo Stefano Manetti che si trovava da loro in visita.
Durante il campo non sono mancate le gite e le camminate, con percorsi e sentieri che hanno riempito di bellezza i nostri occhi, con montagne rocciose, boschi e prati rigogliosi, torrenti e laghi alpini. Abbiamo visitato Livigno e Bormio e il bel santuario della Madonna di Tirano dove è stata celebrata una Messa.
Insomma, un campo, come sempre completo, che ha arricchito e reso felici tutti gli amici di AC che ogni anno si ritrovano, e anche coloro che vi hanno partecipato per la prima volta. Il clima di grande fraternità che si respira, durante la settimana del campo, lascia in tutti tanta gioia, anche per la ricchezza del ricordo di piccoli gesti di gentilezza, vicinanza, premura e attenzione, che insieme ai sorrisi, gli abbracci i canti e le risate, fanno dire che in AC si vive una vera esperienza di comunità fraterna che rimane nel cuore … a tutti, ancora grazie!
Loriana Milani (San Martino a Mensola)
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