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Chi domenica scorsa, 28 febbraio, fosse passato dalle parti di Rondine, piccolo borgo di origine medievale affacciato sull’Arno, ad una ventina di chilometri da Arezzo, non avrebbe potuto fare a meno di notare come la fila di bandiere colorate con cui la cittadella accoglie i suoi visitatori, fosse messa ancora più in risalto dal cielo plumbeo di quella giornata.

Si tratta delle bandiere appartenenti agli Stati di provenienza dei 25-30 giovani dello Studentato Internazionale che ha sede lì a Rondine, a cui domenica scorsa ha fatto visita un nutrito gruppo di ragazzi dell’Azione Cattolica di Fiesole, accompagnati dai membri dell’Equipe diocesana Giovanissimi. Ad essi si è aggiunta un’altra comitiva di giovani, anch’essi legati all’AC, provenienti dalla Diocesi di Pistoia.

Sono state proprio quattro studentesse di Rondine a guidare i ragazzi attraverso quello che per loro rappresenta il luogo abituale in cui poter studiare, mangiare, dormire, insomma dove poter condividere la quotidianità con altri loro coetanei, originari di Paesi stranieri. E dove, soprattutto, poter convivere con persone che nella loro terra di provenienza sarebbero state etichettate come nemici o potenzialmente tali.

Sì, perché i Paesi di origine degli studenti di Rondine sono tutti accomunati da una stessa triste realtà: sono zone insanguinate dalla guerra. Vi sono ragazzi che sono arrivati dal Medio Oriente, chi invece dal Caucaso meridionale o dalla Federazione Russa. Altri ancora sono originari di Paesi balcanici, infine vi è chi proviene dall’Africa o dal Subcontinente indiano.

Ma ecco allora che nel piccolo borgo aretino, questi ragazzi trovano un posto neutrale e protetto in cui viene data loro una grande opportunità, quella di imparare a vedere per la prima volta il “nemico” sotto una luce diversa, come un individuo appartenente alla razza umana prima ancora che ad una diversa cultura, ad un altro credo politico o ad una fede religiosa differente.

Certo, questo non è affatto facile e scontato. Più di uno studente, durante la visita, racconta ai nostri giovani di come durante le sue prime settimane nello studentato cercasse di evitare ogni contatto con gli altri, rifugiandosi nel proprio guscio. E come dargli torto? Riusciamo ad immaginare come si possa sentire un giovane palestinese che d’un tratto si ritrovi a vivere sotto lo stesso tetto di un israeliano, ovvero di chi, fin dalla nascita, gli è stato sempre indicato come nemico?

Come sostiene il prof. Franco Vaccari, presidente della Onlus “Rondine Cittadella della Pace”, a cui fa capo lo Studentato, una relazione pacifica fra questi giovani deve innanzi tutto basarsi sulla loro capacità di dialogo e di confronto, che essi possono gradualmente acquisire conducendo un’esperienza di convivenza stretta e di lungo termine, qual è quella di Rondine. “La pace comincia dentro ognuno di noi” si legge su una delle targhe affisse lungo le mura del borgo. Questa citazione del Dalai Lama rispecchia bene il pensiero che il prof. Vaccari ha modo di trasmettere ai giovani in visita a Rondine: non possiamo costruire la vera pace se non impariamo prima a spogliare le relazioni interpersonali di tutti quei pregiudizi ed etichette che siamo abituati a porre sul nostro prossimo. La verità è che l’”altro” ci fa paura, perché lo consideriamo un potenziale nemico prima ancora che una persona. Così facendo, oltre a precluderci la bellezza di scoprire nell’altro la nostra stessa umanità, e nelle sue diversità una ricchezza, creiamo il presupposto per il conflitto perché tendiamo ad isolarci gli uni dagli altri con l’unico interesse di mantenere intatta la nostra (falsa) tranquillità.

La necessità di riacquisire la capacità di incontrare veramente l’altro è il motore principale che sta alla base del progetto portato avanti dalla Onlus di Rondine. Tutti i ragazzi, infatti, oltre a seguire un percorso universitario di loro interesse (corso di laurea o master) presso alcune università del centro Italia (Firenze, Roma, Pisa, Bologna…), intraprendono in parallelo un cammino di formazione interno allo Studentato, mirato ad acquisire competenze su temi come il dialogo, la diplomazia e la trasformazione dei conflitti.

Ogni studente rimane a Rondine per non più di due anni, in modo tale da garantire un ricambio piuttosto veloce all’interno dello Studentato. Mentre da un lato nuovi studenti arrivano, dall’altro quelli che hanno terminato il loro percorso formativo ricevono l’onorificenza di “Rondine d’Oro”. Essi fanno ritorno nel proprio Paese originario animati dal desiderio di innescare azioni concrete per cambiare la situazione, forti della più importante consapevolezza che Rondine ha trasmesso loro: la Pace è una realtà possibile.

Daniele Di Rosa, animatore

Alcuni commenti dei ragazzi…

“Una ristretta tranquillità racchiusa in un borgo, che riassume il mondo ideale”

Giulia Capanni

“Una canzone di Simon & Garfunkel, The Sound of Silence, dice <Ten thousand people, maybe more, people talking without speaking, people hearing without listening, people writing songs that voices never share…> e starebbe a significare la mancanza di attenzione nei confronti degli altri. Nella maggior parte dei casi infatti vediamo l’altro come una minaccia alla nostra persona; a Rondine invece cercano di farti capire come l’altro può diventare una ricchezza”

Giulia Bernardini

“La giornata di domenica è sicuramente stata molto positiva per me, perché ho conosciuto una realtà totalmente diversa da quella in cui viviamo tutti i giorni. La Cittadella della Pace sembra quasi una roccaforte lontana dal mondo, ma in realtà, a quanto ho capito, lì si studiano le varie facce del mondo per poter, una volta tornati nella propria città, portare un messaggio di pace. Quindi sicuramente è una realtà che stimola i giovani a fare qualcosa, nel loro piccolo, per portare un messaggio d’amore nel mondo! <Sarebbe bello che tutti potessero fare qualcosa> è questo il messaggio che questa giornata mi ha lasciato”

Chiara Dallai

“Mi è rimasta impressa una cosa detta da una delle ragazze di Rondine: <Non posso cambiare il mondo o la situazione del mio Paese e nemmeno posso cambiare le persone… Solo porterò il mio messaggio: non dover per forza odiare. Immaginate se questo messaggio passasse di giovane in giovane… Piccoli passi verso un obiettivo difficile, ma non impossibile!>”

Francesco Di Rosa

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