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Come indicato nel Documento Preparatorio (n. 31): Scopo della prima fase del cammino sinodale è favorire un ampio processo di consultazione per raccogliere la ricchezza delle esperienze di sinodalità vissuta, nelle loro differenti articolazioni e sfaccettature, coinvolgendo i Pastori e i Fedeli delle Chiese particolari a tutti i diversi livelli, attraverso i mezzi più adeguati secondo le specifiche realtà locali: la consultazione, coordinata dal vescovo, è rivolta «ai Presbiteri, ai Diaconi e ai Fedeli laici delle loro Chiese, sia singolarmente sia associati, senza trascurare il prezioso apporto che può venire dai Consacrati e dalle Consacrate» (EC, n. 7). In particolar modo viene richiesto il contributo degli organismi di partecipazione delle Chiese particolari, specialmente il Consiglio presbiterale e il Consiglio pastorale, a partire dai quali veramente «può incominciare a prendere forma una Chiesa sinodale»4 Ugualmente sarà prezioso il contributo delle altre realtà ecclesiali a cui sarà inviato il Documento Preparatorio, come quello di chi vorrà mandare direttamente il proprio. Infine, sarà di fondamentale importanza che trovi spazio anche la voce dei poveri e degli esclusi, non soltanto di chi riveste un qualche ruolo o responsabilità all’interno delle Chiese particolari.

Poiché questo coinvolgimento del Popolo di Dio è fondamentale e costituisce un primo approccio all’esperienza della sinodalità per molti, è essenziale che ogni esercizio di ascolto locale sia guidato dai principi di comunione, partecipazione e missione che ispirano questo cammino sinodale. Lo svolgimento del processo sinodale a livello locale deve anche includere:

• Discernimento attraverso l’ascolto, per creare spazio alla guida dello Spirito Santo.

• Accessibilità, al fine di garantire che il maggior numero di persone possibile possa partecipare, indipendentemente dal luogo, dalla lingua, dal grado d’istruzione, dallo stato socio-economico, dalle capacità/ disabilità e dalle risorse materiali.

• Consapevolezza culturale per celebrare e abbracciare la diversità all’interno delle comunità locali.

• Inclusione: fare tutto il possibile per coinvolgere coloro che si sentono esclusi o emarginati.

• Partenariato basato sul modello di una Chiesa corresponsabile.

• Rispetto per i diritti, la dignità e l’opinione di ogni partecipante.

• Sintesi accurate che riflettano veramente la gamma di prospettive critiche o elogiative di tutte le risposte, compresi i punti di vista espressi solo da una minoranza di partecipanti.

• Trasparenza: assicurare che i processi di invito, coinvolgimento, inclusione e aggregazione dei contributi siano chiari e ben comunicati.

• Equità: assicurare che per farla partecipare al processo di ascolto si tratti ogni persona allo stesso modo, in modo che ogni voce possa essere debitamente ascoltata.

dal Vademecum 1.5

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